Accasciato a terra, la cintura dei pantaloni legata a un maglione stretto al collo, senza vita. E’ stato trovato così Donatien Mbayhornom, sacerdote africano del Ciad. Il cadavere legato alla ringhiera del cimitero di Cormano, nel milanese. A fare la scoperta, il custode.
Le indagini dei carabinieri tendono al suicidio: sul corpo nessun segno di violenza, in tasca un biglietto che spiegherebbe le ragioni del gesto e sullo stato di whatsapp la scritta “ grazie a tutti”. Eppure la tesi che si sarebbe tolto la vita conserva ancora molti punti da chiarire.
Inviato in Italia per un periodo di studi e formazione, il sacerdote trascorre qualche giorno di vacanza a Locarno, in Svizzera. Il 18 settembre arriva a Milano. In stazione Centrale. Qui avrebbe dovuto prendere un treno per Roma, dove era atteso, in una delle sedi dell’Università Pontificia. Ma nella capitale non è mai arrivato.
IL 20 settembre è proprio l’ateneo a denunciarne la scomparsa.
Il 28 settembre il ritrovamento del cadavere. Cosa ha fatto in quegli otto giorni a Milano? Ha incontrato qualcuno? Donatien non conosceva il capoluogo lombardo. Come ha fatto ad arrivare a Cormano?
Perchè proprio a Cormano dove non aveva nessun legame? I suoi bagagli sono stati ritrovati in centro, davanti a un palazzo. Il suo corpo qui, a dieci chilometri di distanza. Qualcuno lo ha accompagnato?
Nella denuncia si precisa che il sacerdote non si era integrato bene eppure gli amici parlano di un uomo tranquillo, senza apparenti problemi. Dubbi e sullo sfondo quegli 8 giorni in giro per Milano che lo hanno letteralmente inghiottito