La Guardia di Finanza di Pavia ha eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano nei confronti di altrettante persone alcune delle quali vicine a storiche famiglie della ‘ndrangheta originarie di Platì (Reggio Calabria), radicatesi nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza e nel Torinese. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi, fino a episodi di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Antonio Barbaro e il figlio Rocco erano a capo di questa organizzazione criminale in grado di gestire un traffico di droga destinato al mercato della Lombardia, della Liguria e del Piemonte. Barbaro sarebbe stato il promotore ed organizzatore , dava ordini e disposizioni per mandare avanti i traffici e stabiliva il prezzo della droga. Con i proventi acquistava nuovamente stupefacenti o armi. Il gruppo avrebbe trattato ingenti quantitativi di cocaina e marijuana e alcune donne, parenti degli indagati, avrebbero avuto un ruolo di supporto durante le operazioni di prelievo, confezionamento e consegna della droga e di conteggio dei proventi incassati. Un’operazione cominciata nel 2019 con intercettazioni e monitoraggi continui. Il fulcro è rappresentato dalla droga e chi non pagava veniva minacciato con mitragliatori, kalashnikov e armi automatiche, tutto sequestrato dalle forze dell’ordine. In un episodio di estorsione aggravata dal metodo di stampo mafioso, Antonio Barbaro, 29 anni, dopo aver poggiato la pistola sul tavolo davanti a un uomo che doveva dargli 20 mila euro per una partita di marijuana, disse testuali parole: “Mi stai portando a queste conseguenze, vedi che ti ammazzo, come ai cani ti ammazzo…”. Per rendere più difficile scoprire la natura dei proventi, l’organizzazione aveva creato società di servizi per riciclare il denaro tramite fatture false sfruttando la complicità con un professionista per presentare bilanci fasulli.