Probabilmente un mozzicone di sigaretta ancora acceso e gettato dall’alto, caduto in un balcone al 15^ piano dove c’erano sacchi di spazzatura. Dall’analisi degli investigatori sull’incendio divampato il 29 agosto alla Torre dei Moro a Milano emergono alcuni importanti elementi che forniscono un quadro più preciso circa la natura del rogo e la struttura dei pannelli di rivestimento. Nella relazione dei Vigili del Fuoco del 2 novembre si apprende che i pannelli vennero forniti all’azienda che si occupava delle facciate prima che venisse rilasciata l’omologazione da parte della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Ministero dell’Interno e che l’installazione avvenne in maniera difforme a quanto previsto dall’omologazione. Ma c’è di più. Secondo quanto redatto dall’analisi effettuata, la quarta fornitura non è stata accompagnata dalla prevista dichiarazione di conformità, ossia di reazione al fuoco. La Moro Costruzioni – prosegue la relazione – non ha controllato , in relazione alla fornitura e alla posa dei pannelli – le modalità realizzative sia durante la posa che nel collaudo. Quel grattacielo – hanno spiegato i Vigili del Fuoco – aveva una forma estetica che purtroppo ha contribuito allo sviluppo dell’incendio. Il materiale di quei pannelli, infatti, avrebbe favorito il rogo tenuto conto di quell’intercapedine tra la facciata e la struttura che ha creato il famoso effetto camino una volta che le fiamme hanno cominciato a propagarsi velocemente. Nel mirino degli inquirenti sono finiti, ovviamente, anche i sistemi anti incendio , tra cui l’assenza di acqua negli idranti e le pompe praticamente fuori uso.