Una tutina addosso, una copertina che lo avvolgeva e quel biglietto, quasi volesse lui stesso, nato da pochissimo, presentarsi al mondo: “ Ciao mi chiamo Enea, sono nato in ospedale e sono super sano”. Comincia da qui, dalla Culla per la Vita della Mangiagalli di Milano, la storia di un neonato diventato, suo malgrado, famosissimo.
Sono le 11,40, domenica di Pasqua, una donna si avvicina a questo sportello, in braccio un fagotto. Segue le indicazioni, questa saracinesca si solleva, dentro c’è un’incubatrice. Ha 40 secondi per salutare il suo piccolo, poi scatterà l’allarme che avviserà i medici che potranno prendersi cura del bambino. E così è stato.
Due chili e seicento grammi. In ottima salute. Un abbandono responsabile ma non meno drammatico in questo punto d’accoglienza. Una “ Ruota degli Esposti” dell’età moderna. Inaugurata nel 2007, utilizzata tre volte, quasi nascosta per garantire discrezione e riservatezza. Niente telecamere per favorire l’anonimato di chi abbandona. Il piccolo ora è in affido temporaneo al Policlinico, la madre ha dieci giorni per riconoscerlo, dopo partirà l’iter per il procedimento di adottabilità. La decisione, ai giudici ordinari che vaglieranno le tante richieste fino a formare una rosa di cinque coppie. Da qui, si sceglieranno mamma e papà per il piccolo Enea.