Nella mente, il responsabile delle sue disgrazie era lui: quel commercialista che gli aveva curato la messa all’asta della sua casa. Da qui, l’idea di ucciderlo.
Col passare delle ore prende corpo l’assassinio di Antonio Novati, professionista di 74 anni, milanese trovato senza vita nelle campagne di Massalengo, nel lodigiano. Ad ucciderlo, per gli investigatori, sarebbe stato un agricoltore 60enne della zona. L’uomo, logorato dai debiti, incolpava il commercialista del fatto che la sua casa era stata venduta all’asta. Il giorno dell’omicidio, infatti, la vittima avrebbe dovuto consegnargli alcuni atti e comunicargli quando lasciare la casa. E invece, non è andata così. Novati si è presentato nell’abitazione del presunto assassino gli ha consegnato i documenti, lui, a quel punto ha preso un coltello e lo ha colpito alla schiena per sette volte, come dirà l’autopsia. Da qui in poi, un tentativo maldestro di nascondere le prove, una serie di errori che incastreranno e porteranno il 60enne all’accusa di omicidio. Il presunto assassino carica il cadavere sulla stessa auto della vittima. Quattro chilometri poi l’abbandono del corpo. Fatali gli errori commessi: in particolare un’impronta insanguinata lasciata sulla portiera. Questo, assieme alle telecamere della zona e ad alcuni testimoni, aiuteranno a chiudere il cerchio.
Un omicidio dunque maturato per una questione di debiti. Troppi, tanto da far perdere quella casa in cui il presunto killer aveva vissuto con gli anziani genitori morti da tempo. Un dispiacere al quale probabilmente non ha retto, lui che, per chi lo conosceva, è descritta come una persona chiusa ma non cattiva. Cosa lo abbia spinto a tanto lo spiegherà nell’interrogatorio di garanzia atteso nelle prossime ore, forse, perché al momento non sembra intenzionato a collaborare con gli inquirenti.