Colpito a bastonate da un uomo che indossava un casco, sceso da una moto su cui l’aspettava un complice. Maurizio Pozzi, il commerciante di Affori ucciso il 5 febbraio del 2016 nella sua abitazione, due anni prima di morire era stato vittima di un’altra aggressione che lui stesso aveva denunciato ai carabinieri. Era successo a Piazzatorre, in provincia di Bergamo, dove l’uomo aveva una seconda casa. Ma per la Procura, dietro quello strano agguato, c’è un retroscena che confermerebbe i loro sospetti: anche in quel caso la mandante sarebbe stata la figlia Simona, 45 anni, accusata di aver ordinato l’omicidio del padre per una questione di debiti ma non solo. Da subito le indagini si erano concentrate su di lei che però si è sempre detta innocente. E a suo favore è arrivata la decisione del Gip che ha respinto la richiesta di arresto avanzata dal Pm: “Non ci sono indizi che consentano di attribuire alla donna né il ruolo di esecutrice né di mandante. Ci sono invece prove contraddittorie e lacunose” si legge nelle motivazioni. Decisione contro cui la Procura ha fatto ricorso al Riesame.