“Non ho mai inteso uccidere qualcuno. I farmaci che ho somministrato erano finalizzati a ridurre le sofferenze”. Leonardo Cazzaniga, prende la parola in aula e per la prima volta si difende davanti ai giudici.
Il volto scavato, visibilmente dimagrito, l’ex viceprimario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Saronno, accusato di aver provocato la morte di ben 11 pazienti, prova a dare la sua versione. Poche parole, rese in dichiarazioni spontanee. “ Nella mia attività di medico non ho mai inteso uccidere qualcuno. Per i pazienti che arrivavano in stato agonico o terminali _ ha precisato_ essendo io contrario all’accanimento terapeutico, i farmaci che ho somministrato erano finalizzati a ridurre le sofferenze”.
Niente di più, poi si chiude attorno ai suoi legali. L’aula è quella del tribunale di Busto Arsizio dove si celebra il processo a suo carico. Fuori le telecamere, non autorizzate alle riprese, dentro il racconto dei testimoni chiamati a descrivere quanto accadeva nel nosocomio saronnese. A deporre anche Radu Iliescu, l’infermiere di origine moldava in servizio al pronto soccorso tra il 2012 e il 2015.
Un teste chiave perché lui, assieme alla collega Clelia Leto, aveva denunciato ai suoi superiori, le terapie “eccessive” applicate sui pazienti. Ad insospettire l’infermiere, il caso di Angelo Lauria. Paziente di 69 anni, malato di tumore, arrivato in pronto soccorso in condizioni gravi ma non in pericolo di vita. Dopo il cosiddetto “protocollo Cazzaniga” era entrato in coma, fino a morire. Tre ore di deposizione, alla fine l’uscita dall’aula senza aggiungere altro con i giornalisti. Ora vive e lavora a Bristol, in Inghilterra, lontano da questa brutta, terribile storia.