Il volto sfigurato. Ferite troppo profonde e non compatibili con una caduta da un ponte. E’ con questa motivazione che il Giudice per le Udienze Preliminari ha disposto nuove indagini sulla morte di Gino Braggio. Il milanese trovato cadavere in Sardegna il 10 aprile del 2014, sotto un cavalcavia, a pochi chilometri da Sassari.

Dunque, la vicenda, che rischiava l’archiviazione come caso di suicidio, resta in piedi con tutti i suoi misteri. Se davvero è precipitato nel vuoto, come mai sul corpo non c’era neppure un livido? Perché gli abiti erano puliti? Neppure una macchia di sangue nonostante il volto cancellato dalle ferite.

Potrebbe essere stato picchiato e poi spinto? Per questo la magistratura sarda ha concesso altri sei mesi di indagini alla procura. Sei mesi che punteranno a rintracciare una donna: Cinzia, una escort che il ragazzo frequentava e di cui si era invaghito. E’ lei l’ultima ad aver visto Gino in vita. Lo testimoniano le telefonate tra i due: avevano appuntamento proprio in Sardegna. Il giorno prima di morire il ragazzo avrebbe incontrato la donna ad Alghero: sei ore trascorse insieme, costate a Gino 1500 euro. Una donna che potrebbe risultare decisiva a far luce sulla vicenda. Una donna che, per la famiglia che alla tesi del suicidio non ha mai creduto, aveva cambiato la vita del giovane.

Ad aggiungere mistero, un altro particolare. Sui polsi della vittima sono stati trovati strani segni. Simili a ematomi, causati, forse, da un laccio. E’ possibile che Gino sia stato legato? E’ possibile che qualcuno pur di fargli del male sia arrivato a tal punto?

Un mistero che al momento sembra nelle mani di una donna