Chiuso nella sua cella di San Vittore. Ha rifiutato persino di incontrare il magistrato per l’interrogatorio. Sceglie di non collaborare  Mahamad Fathe, il 23enne yemenita che con un paio di forbici ha ferito un militare in presidio davanti alla stazione centrale di Milano. La sua posizione si è aggravata: su di lui una nuova inchiesta. Quasi un atto dovuto dopo la scoperta di una nota da parte della polizia tedesca che lo segnalava come simpatizzante dello Stato islamico ed ex combattente nello Yemen. Una segnalazione, seppur generica, che sembra essere stata sottovalutata dal nostro Paese. Ora sull’uomo pende un fascicolo per l’articolo 270 bis “ associazione con finalità di terrorismo”. Una pista tutta da chiarire che conta sulle quattro schede telefoniche, due italiane e due tedesche, di cui è stato trovato in possesso. Certo è che l’uomo aveva anche una chiavetta sulla quale erano stati salvati video di combattimenti e massacri di civili nello Yemen. Particolari che il 23enne, almeno per il momento rifiuta di spiegare. Intanto col passare dei giorni si scopre che l’attacco al militare non è stato un gesto impulsivo. Anzi, gli inquirenti parlano proprio di “ un’azione studiata da giorni”. Per quattro notti l’uomo ha dormito nei giardini di Piazza Duca D’Aosta, davanti alla Centrale. Senza cibo, senza soldi: una disperazione che alla fine lo ha portato al gesto eclatante.

L’inchiesta bis, affidata al Ros dei carabinieri di Milano, dovrà ricostruire gli ultimi anni di vita del giovane: dal periodo trascorso in nord Africa fino all’anno e mezzo in Germania. L’attenzione degli investigatori dell’Antiterrorismo è concentrata sulle quattro sim del telefono: si spera possano fornire possibili contatti internazionali. Da chiarire anche eventuali omissioni o negligenze del Dipartimento centrale di polizia di prevenzione: perché nonostante la segnalazione della Germania che lo dava come simpatizzante estremista, l’uomo fosse comunque libero di circolare.