Feste a base di droga, organizzate attraverso un sito di incontri omossessuali. L’inchiesta della procura di Verona che ha travolto Luca Morisi, ex collaboratore della Lega oltre che grande amico di Matteo Salvini, si allarga e svela nuovi scenari. Nelle carte dell’inchiesta spunta un altro indagato: uno dei due rumeni fermati lo scorso agosto dai carabinieri. Il suo nome si aggiunge così a quello dell’ex collaboratore del Carroccio, sotto indagine per cessione di stupefacente.
A dare il là all’inchiesta proprio il fermo dei rumeni. Nello zaino di uno dei due i carabinieri hanno trovato: un flacone di sostanza liquida, la cosiddetta droga dello stupro. Stupefacente che, hanno messo a verbale i due, sarebbe stata ceduta gratuitamente proprio dall’ex collaboratore di Salvini.
Non solo. I rumeni raccontano anche altro. Spiegano di aver conosciuto Luca Morisi attraverso un sito di incontri omosessuali e di aver partecipato alla serata assieme a un’altra persona, un uomo di circa 50 anni.
Dall’altra parte, per bocca del suo avvocato, l’ex spin doctor di Salvini si difende sostenendo di non avere nulla a che fare con la droga liquida ceduta ai rumeni. Per la difesa il fatto sarebbe così circoscritto solo ai due grammi di cocaina trovati a casa Morisi: una quantità minima che prevede un illecito amministrativo, la segnalazione in prefettura ma nessuna conseguenza penale.
Un’inchiesta insomma che, da un lato, presenta ancora molti punti da chiarire: chi ha fornito la droga, quante persone hanno partecipato agli incontri. Dall’altro ha causato un terremoto politico in casa Lega: soltanto ieri Salvini parlava di “ schifezza mediatica a cinque giorni dal voto”.