La zia ci proibisce di vedere il bambino. E’ la nuova accusa mossa dai Peleg nei confronti di Aya Biran, sorella del padre di Eitan. Dopo la sentenza del tribunale di Tel Aviv che ha stabilito il rientro in Italia per il piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone oggi, un nuovo scontro.
I nonni materni del bambino accusano la zia paterna di aver violato gli accordi sull’affidamento alternato del minore: Aya avrebbe dovuto accompagnare Eitan a casa Peleg e invece non lo ha fatto. L’episodio è già arrivato sul tavolo del tribunale israeliano. A poche ore dalla sentenza che ha stabilito il rientro in Italia per il bambino, lo scontro dunque sul suo futuro si accende sempre di più. A infuocare gli animi quanto scritto dai giudici:
“ Lì è il suo ambiente di vita abituale”. “ Ha legami più forti con la famiglia”.
E la famiglia è appunto quella a Travacò Siccomario, nel pavese, dove Aya risiede assieme al marito e ai due figli.
Aya, psicologa nel carcere di Pavia. A lei il piccolo è stato affidato, a lei la battaglia per riaverlo quando le è stato sottratto.
Dall’altra parte Shmuel Peleg, il nonno materno. Era l’11 settembre quando si portò via il bambino, con un aereo privato da Lugano a Tel Aviv.
Un atto che ha violato la Convenzione dell’Aya che regola la sottrazione internazionale dei minori. Per Tel Aviv, il gesto del nonno è stato un rapimento.
Per la legge israeliana i Peleg hanno sette giorni per appellarsi alla decisione del tribunale. In questi sette giorni il futuro del bambino resta sospeso.