L’esperimento si farà. La Corte d’Assise di Brescia ha deciso che il 27 aprile si getterà nel forno della fonderia Gonzini di Provaglio d’Iseo un piccolo maiale vestito con degli abiti simili a quelli che indossava Mario Bozzoli quella sera per vagliare l’eventuale attendibilità dell’eliminazione del corpo nel forno della fonderia di Marcheno, per il cui omicidio e occultamento di cadavere è imputato Giacomo Bozzoli, nipote di Mario, scomparso in circostanze misteriose l’8 ottobre 2015 dopo le 19.13 nella fonderia di famiglia. I periti incaricati dal Tribunale hanno concluso per la fattibilità dell’esperimento su scala ridotta senza grossi pericoli. L’ingegnere incaricato dal giudice Spano’ ha ribadito che un’esplosione sarebbe probabile con l’affondamento immediato del corpo, ma non in caso di distensione in quanto l’impianto di areazione avrebbe potuto liberare il vapore acqueo scongiurando la catastrofe a cui si faceva riferimento ad inizio processo. Tutto è ancora possibile, insomma. Un corpo come quello di Mario Bozzoli sarebbe potuto entrare nel forno, ha confermato in aula la dottoressa Camilla Tettamanti e questo esperimento potrebbe essere molto utile ai fini del processo. Il forno, anche in virtù della fumata anomala di quella sera dell’8 ottobre 2015 alle 19.21 e 34”, non è mai però stato definitivamente messo in un angolo in questo caso giudiziario. Sarà utile capire se ci sarà o meno un’esplosione, che non c’è stata quella sera, o che tipo di fumata generi l’immersione di un corpo all’interno del crogiolo di metallo fuso. Poteva essere gettato quel corpo senza particolari problemi? E quali tracce potrebbe lasciare a oltre 800 gradi? Per acquisire i dati, serve questo esperimento da cui forse si potrebbe prelevare anche un dna parziale. Nel frattempo ci si sfida anche a colpi di contapassi. Il consulente della difesa di Giacomo, ha contato 345 passi fatti dall’imputato quando recupera il cellulare sulla ruspa, passa dagli uffici, transita dalla pesa, in bagno, ancora in ufficio e poi in direzione della sua auto con cui esce dalla fonderia. Secondo la difesa non avrebbe potuto uccidere lo zio avendo fatto quel tragitto segnalato dall’app del suo cellulare. L’accusa ha mosso delle critiche e proverà a smascherare il conteggio con un altro consulente. In tutto ciò, il volto sempre dignitoso e fiero della signora Zubani, moglie di Mario, che non ha ancora una risposta da oltre sei anni e mezzo.