Li ho ammazzati tutti. Alessandro Maja ha fatto una strage. Ha ucciso moglie e figlia e ferito gravemente l’altro figlio. Nel cuore della notte, li ha colpiti con un martello, un trapano, un cacciavite e un coltello. Ha fatto tutto in pochi minuti, in questa villetta a due piani a Samarate, a pochi passi da Gallarate. Una coppia apparentemente serena, a detta dei vicini.
Lui, architetto un po’ egocentrico con uno studio a Milano, sui Navigli. Lei casalinga e da poco impegnata nella vendita di creme e nell’hobby delle acconciature che faceva a casa anche a qualche vicina nella tranquilla Via Torino, a Samarate. Sposati dal 1992, il loro rapporto era entrato in crisi da tempo. Lei aveva già avviato il discorso della separazione con l’avvocato. Forse ne avevano già parlato in casa. Magari quella stessa sera, prima della mattanza. L’architetto Maja non aveva particolari problemi di lavoro. Si occupava di interior design per le attività di ristorazione. Non erano i soldi il suo problema. Piuttosto la presunta ingratitudine di sua moglie per il tenore di vita che facevano tutti. Almeno, così stando ad alcune chiacchiere riferite da chi lo conosceva. Non è dato sapere se avesse o meno assunto sostanze prima del massacro della famiglia. E’ rientrato tardi, gli capitava spesso, e colpito la moglie che dormiva sul divano per poi spostarsi nelle camere dei due figli. Poi le urla sentite dai vicini di casa, “Aiuto, aiuto”. Era lui, Alessandro Maja, davanti alla porta finestra della cucina tutto insanguinato. Dopo aver distrutto la vita di moglie e figlia e colpito ripetutamente anche l’altro figlio Nicolò, ricoverato in prognosi riservata all’Ospedale di Varese.