Lesioni aggravate dall’aver commesso il fatto con abuso di poteri. Questo il reato ipotizzato dal fascicolo aperto dalla Procura di Milano circa l’intervento della polizia locale che, per fermare una trans, ha utilizzato un manganello e lo spray urticante. Gli inquirenti hanno già sentito alcuni testimoni: voci raccolte sia nella zona di Via Giacosa, dove la trans ha cominciato con atti osceni davanti a una scuola, sia in Via Sarfatti dove poi si è concluso l’intervento dei vigili. Sotto la lente degli investigatori anche il video che riprende l’ultima fase dell’operazione, quella più discussa perché si vedono chiaramente gli agenti utilizzare il manganello e lo spray.
Non c’è però solo l’inchiesta della Procura. Anche la polizia locale ne ha aperto una, interna, per chiarire la dinamica. Gli agenti coinvolti, quattro, sono stati tutti identificati e messi in ufficio: due sono stati assunti da poco, gli altri, tra i quali quello che impugna lo spray, sono pluridecorati. Hanno esperienza in interventi difficili, fa sapere il sindacato di categoria. Che aggiunge: i colpi col manganello sono stati dati non per fare male. La prova, conclude, è che la trans ha rifiutato le cure mediche.
Lei intanto, la transessuale brasiliana, Bruna come è conosciuta nel quartiere di Via Giacosa ha fornito la sua versione: mi hanno picchiata come un cane, solo l’agente donna è stata gentile. Ammette che era su di giri ma, precisa, non avevo picchiato nessuno. Poi incalza: anche in auto mi hanno colpita insultandomi.
Una versione che, spetterà all’inchiesta, chiarire e verificare. Certo, verità a parte, la polemica è ormai infuocata.