Lo hanno preso all’alba, con lui altre 18 persone. Tutte in manette. Si è chiusa alle prime luci del mattino l’operazione che ha portato all’arresto di Giovanni Morabito, 59 anni. Nonostante una condanna per droga era medico in una RSA milanese ma soprattutto è il figlio di Peppe Morabito, storico capomafia di Africo nel reggino. Intercettazioni, pedinamenti, una vasta inchiesta coordinata dalla DDA di Milano che si è conclusa con 18 ordini di custodia cautelare. Le accuse a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione fino a reati economico-finanziari. Truffe i cui proventi, secondo gli investigatori, andavano ad agevolare le attività della ‘ndrangheta, in particolare della cosca Morabito, Palamara e Bruzzaniti. I filoni erano sostanzialmente due: uno si occupava di droga, l’altro di operazioni finanziarie. Il quartier generale era un ufficio in via Vittor Pisani, nei pressi della stazione Centrale
Tra i reati di natura finanziaria, gli inquirenti contestano una truffa aggravata ai danni dello Stato. In pratica, attraverso società cosiddette “ cartiere”, ovvero imprese che emettevano fatture false, riuscivano ad ottenere fondi destinati al sostegno delle imprese durante la pandemia. Lo stesso meccanismo funzionava anche per ottenere il bonus del 110% per le ristrutturazioni. Un giro d’affari di circa 2 milioni di euro. Denaro, bloccato dagli inquirenti prima di essere erogato, ma che sarebbe stato destinato a società vicine alle cosche ‘ndranghetiste.