Visite in nero, da una parte. Esami ed analisi a spese del Servizio pubblico, dall’altra. Era questo il meccanismo dietro al lavoro di un ginecologo, primario dell’ospedale di Saronno. Il medico, 59 anni, accusato ora di peculato e truffa, è stato interdetto su disposizione del Tribunale di Busto Arsizio. La misura è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Varese.
Le indagini sono partite grazie ai sospetti di un’infermiera. E’ stata lei a notare alcune “anomalie procedurali”, in particolare sui pap test. In pratica le ricette compilate dal medico non corrispondevano alle visite effettuate tramite il Centro unico di prenotazioni dell’ospedale. Da qui l’indagine che ha permesso di accertare come gli esami fossero di più delle visite ufficiali. Il professionista, secondo gli investigatori, era infatti solito ricevere e farsi pagare in nero per poi fare le prescrizioni, quelle sì, col sistema nazionale.
L’uomo è infatti accusato anche di peculato, perché ha utilizzato, si legge nelle carte dell’inchiesta, “ per fini privati locali, strumentazione e apparecchiature dall’ospedale di Saronno”.
A conferma delle accuse, la testimonianza dei pazienti. In 60 hanno confermato di aver pagato “ in nero” controlli fatti fuori dal nosocomio.
Dall’inchiesta è emerso che le visite venivano eseguite in studi privati del Comasco e della Brianza mentre le analisi presso laboratori pubblici. Non solo, il professionista avrebbe anche fatto passare per visite in ambulatorio istituzionale, controlli in realtà in nero. Questo gli permetteva di far analizzare i pap test da strutture pubbliche. Insomma un danno che ha portato la Guardia di Finanza al sequestro di 70mila euro.