Da una parte ammette; dall’altra, corregge il tiro. Marco Manfrinati, l’ex avvocato che a Varese ha prima accoltellato l’ex moglie, Lavinia Limido, e poi il padre di lei, Fabio Limido, morto in seguito in ospedale, racconta la sua versione dei fatti.
Lo fa durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Varese. Davanti agli inquirenti e al suo avvocato ha ricostruito quei tragici minuti che si sono consumati in Via Ciro Menotti davanti allo studio dell’ex suocero, geologo di Varese.
Secondo quanto ricostruito dal suo legale, lì, ha atteso la donna, l’ha aggredita poi, il suo intento, sempre secondo la versione fornita agli inquirenti, sarebbe stato quello di andare a costituirsi in questura. E’ qui che è stato fermato dal geologo. Ne è nata una colluttazione finita poi tragicamente per il geologo.
Una versione che attende di essere verificata. Di certo, sullo sfondo resta un matrimonio naufragato nel peggiore dei modi. Lui era a processo per stalking verso l’ex moglie e l’ex suocera. Da un anno aveva un divieto di avvicinamento nei loro confronti. Dall’altra parte i Limido che raccontano di due anni trascorsi nella paura, fatti di denunce e vessazioni. In mezzo un figlio di 4 anni, conteso e che potrebbe essere il movente di questo dramma familiare.